Covid, smart working, turismo… che cosa sta succedendo?
Siamo nel 2020, quello che resterà nella storia come l’anno del Covid-19.
Questa pandemia nei suoi vari “effetti collaterali” ha messo in ginocchio interi settori, fra cui quello dei viaggi organizzati.
Ma come sempre è accaduto nella storia, ogni crisi porta con sé delle opportunità, almeno per chi riesce a coglierle.
Una di queste opportunità si chiama smart working, e con l’intervista di oggi voglio portarti un esempio concreto di una realtà che ha saputo sfruttare questo “nuovo” modo di lavorare, all’interno del settore turismo.
Ma partiamo dall’inizio: cos’è lo smart working?
“Lo smart working è un approccio al lavoro che ha come obiettivo quello di migliorare l’efficienza e l’efficacia del lavoro stesso grazie a un mix di flessibilità, autonomia e collaborazione, introducendo strumenti e ambienti ottimali per il lavoratore”.
È importante partire da questa definizione perchè in Italia si è iniziato a parlare in modo molto consistente di smart working, anche se in realtà molti non hanno capito di cosa si tratta veramente.
A causa della chiusura forzata di molte aziende è stato impostato, in modo più o meno improvvisato, il lavoro da casa dei dipendenti, che hanno continuato a lavorare utilizzando strumenti come l’email, le conferenze su Zoom, ecc..
Ecco, questo non è smart working, e lo capiamo proprio dalla definizione di prima.
Nel lavoro che molte persone si sono ritrovate a svolgere forzatamente da casa, mancavano tutti o quasi tutti i presupposti necessari a rendere il lavoro “smart”: flessibilità e autonomia (orari e mansioni sono stati gestiti dal datore di lavoro), strumenti e ambienti ottimali (molti non avevano la strumentazione necessaria per svolgere al meglio il proprio lavoro, mancava una buona connessione internet, mancavano spazi in casa preposti al lavoro, separati dall’ambiente domestico).
Fatta questa doverosa premessa, passiamo alla nostra intervista.
La storia di Amavido: un Tour Operator innovativo
Nell’intervista che trovi in cima a questo articolo, ho fatto due chiacchiere con Lucia Tomassini di Amavido.
Lucia, urbanista di formazione, è partita per lavorare alcuni anni in Sud America e una volta rientrata in Italia, dopo una serie di circostanze (che ti invito a scoprire nell’intervista), ha conosciuto quelli che sarebbero diventati i soci fondatori di Amavido.
Amavido è un progetto, diventato nel 2015 un vero e proprio Tour Operator, che porta avanti l’intento di far conoscere la dimensione dei piccoli borghi, paesi e tutte le micro destinazioni poco conosciute dell’Italia, agli stranieri.
Come dice Lucia: “esiste una costellazione di micro luoghi che spesso sfugge a quella che è la dimensione di viaggio degli stranieri e a volte anche degli stessi italiani, che quindi capitano in questi luoghi per caso durante i propri viaggi”.
L’idea geniale di Lucia e dei suoi collaboratori è stato intuire il fatto che nella mente della maggior parte degli stranieri non è ben chiaro il concetto del “borgo” e proprio da qui è nato il portale discover.amavido.it, che realizza itinerari e proposte di viaggio su misura, alla scoperta di una dimensione di vita locale e autentica per ripensare il futuro del mondo del turismo e dell’ospitalità.
Un progetto motivato dall’idea di rendere visibile la bellezza dei territori poco conosciuti, riattivando tutte le loro energie e potenzialità.
L’evoluzione del progetto ?? “Remote”: per combinare smart working e turismo
Come sottolinea Lucia, lei e tutto il team di Amavido (che oggi conta 15 collaboratori), hanno sempre lavorato in smart working. Da questo presupposto e in risposta anche al crescente interesse sull’argomento, nato a seguito della situazione portata dal Covid-19, è nata una nuova (e super-innovativa) idea.
Questa idea prende il nome di “Remote” e ha l’obiettivo, come scrivono loro stessi “di offrire un altro modo di fare smart working concedendoti un periodo di lavoro in remote presso uno dei nostri Host tra verdi paesaggi e piccoli borghi.”
Ecco che quindi viene offerta una valida risposta alla crescente realtà degli smart worker, fornendo la possibilità di lavorare (e allo stesso tempo di rilassarsi) in luoghi incantevoli immersi nel verde.
Allo stesso modo viene data la possibilità a queste piccole strutture ricettive, sparse in tutta Italia, di offrire i loro servizi anche al di fuori della loro stagionalità.
Ed è così che smart working e turismo si fondono in un connubio eccezionale!
Perchè parlo di questo progetto in un modo così entusiasta?
Perchè ormai da anni lavoro in smart working come Travel Designer (professione che si presta perfettamente a questa modalità) e anche se l’Italia purtroppo ha tardato ad avvicinarsi a questo modo di lavorare, oggi grazie a realtà come Amavido il nostro lavoro diventa ogni anno più gestibile ed entusiasmante, dandoci la possibilità di godere di una sempre crescente flessibilità, autonomia e libertà!
Hai già guardato la video-intervista?
La storia di Lucia Tomassini e del progetto Amavido sono davvero di ispirazione per chi sta cercando nuovi modi di lavorare nel mondo del turismo.
Se non l’hai già fatto guarda la video-intervista in cima a questo articolo e scopri come lo smart working sta entrando sempre di più in questo settore ?
Qui trovi i punti salienti:
00:32 – La storia di Lucia: da urbanista a operatrice nel turismo
02:11 – La nascita del Tour Operator Amavido
05:45 – La riscoperta del turismo di prossimità
07:09 – “Remote”: l’innovativo progetto che combina smart working e turismo
12:19 – Come esplorare Amavido
Io ti saluto e ti aspetto nel prossimo articolo della rubrica #sognatoricoraggiosi, per lasciarci ispirare dalle storie di donne e uomini che hanno saputo muoversi in direzione dei propri sogni!
Francesca Pozzan
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